Il 4 maggio del 1954 Ribolla nel Comune di Roccastrada, fu il teatro della più grave tragedia mineraria italiana del secondo dopoguerra. Un’esplosione di gas, il grisù accumulatosi per la scarsa ventilazione in una galleria a 260 metri di profondità, che non permetteva un efficace ricambio dell’aria presente, provocò la morte di 43 minatori nella sezione “Camorra Sud” della miniera di lignite. L’onda d’urto percorse le varie gallerie provocando una nube di polvere che rese difficoltosa la respirazione ai minatori anche degli altri reparti. I primi soccorsi furono poco incisivi a causa della mancanza delle maschere antigas. I funerali mobilitarono cinquantamila persone.
Le famiglie, che dovettero costituirsi parte civile accettarono le offerte in denaro della Montecatini e il processo si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati e il disastro fu archiviato come “mera fatalità”. A seguito del disastro la direzione della Montecatini decise la chiusura della miniera, la cui smobilitazione richiese ben cinque anni. Di quell’episodio rimangono alcuni resti della miniera e il Monumento al minatore di Vittorio Basaglia. La vicenda è estesamente raccontata da Luciano Bianciardi e Carlo Cassola ne I minatori della Maremma, pubblicato nel 1956 dall’editore Laterza, e richiamata nel romanzo di Bianciardi La vita agra (e quindi nel film di Carlo Lizzani, tratto dal romanzo).
A causa delle precauzioni dettate dalle attuali regole di prevenzione sanitaria, si terranno infatti solo le due cerimonie commemorative di deposizione delle corone di alloro con questo programma: ore 8:30 – Deposizione di una corona al pozzo Camorra; ore 9:30 – Cerimonia religiosa nella parrocchia SS. Paolo apostolo e Barbara a Ribolla; ore 11:00 – Cerimonia commemorativa al monumento al minatore, con la deposizione di una corona e l’intervento delle autorità istituzionali.